Il Chianti Classico “Aurora” rappresenta l’incontro tra pittura e vino, tra gesto artistico e gesto agricolo. Per Giulio Bressan, pittore toscano contemporaneo nato a Firenze nel 1979, la luce è sempre stata materia viva: un elemento da plasmare con sabbie, polveri di marmo e pigmenti naturali per far emergere la vibrazione invisibile del tempo.
Nel creare questo vino, Bressan non ha voluto semplicemente firmare un’etichetta: ha voluto trasformare la sua poetica visiva in esperienza sensoriale.
Il progetto nasce dalle sue passeggiate mattutine sulle colline del Chianti, quando la nebbia e la luce si confondono tra i filari. “Ogni ora del giorno”, racconta, “ha un tono di luce che si può quasi bere”. Da questa intuizione è nato il desiderio di creare un vino che celebrasse i tre momenti della giornata – l’alba, il meriggio e il tramonto – come fossero tre movimenti di una stessa sinfonia luminosa.
La scelta del Chianti Classico non è casuale: per l’artista, questo vino rappresenta la radice identitaria della Toscana, la sintesi perfetta tra terra, tradizione e colore. Il Sangiovese, con il suo rosso rubino profondo, diventa metafora della luce che attraversa la materia. In esso, la brillantezza del colore richiama i riflessi dorati delle sue tele, mentre il Canaiolo aggiunge quella morbidezza tonale che riequilibra la composizione, come una sfumatura di ombra in un quadro di luce.
L’intervento artistico di Bressan non si ferma all’etichetta — concepita come un frammento di tela reale, trattata con sabbie toscane e foglia dorata — ma si estende all’intera concezione del vino come opera temporale. Ogni bottiglia è numerata come un’edizione limitata d’arte; ogni apertura diventa un atto performativo in cui il tempo, la luce e il sapore si fondono.
La pennellata dorata che attraversa l’etichetta evoca la prima luce del giorno sul Chianti, simbolo di rinascita e inizio, ma anche la scintilla creativa che trasforma la materia in emozione. In questo gesto semplice e deciso si concentra tutto il senso dell’opera: un segno che cattura il passaggio del tempo e lo restituisce come luce viva.
Critici e collezionisti hanno definito questa collezione come un esempio di “enologia concettuale”, dove il vino non è solo prodotto ma linguaggio, una forma di pittura liquida. “Pigmento di Luce” è infatti il titolo che unisce le sue tele e questo progetto vinicolo: il vino diventa medium artistico, la bottiglia una tela tridimensionale, la degustazione un atto di contemplazione.
In un’epoca in cui il confine tra arte e vita tende a dissolversi, Giulio Bressan sceglie di portare la sua ricerca fuori dallo studio, tra i vigneti e le cantine. Il suo Chianti Classico è un inno alla materia che respira, alla luce che attraversa il vino come attraversa la tela, e alla Toscana come paesaggio dell’anima.
Così, in ogni sorso, si ritrova la sua visione: il tempo diventa luce, e la luce diventa vino.